November su Intelligenza
Rimettiamo in sesto la barca, issiamo nuove vele asciutte, rassicuriamo l’equipaggio e riprendiamo la regata.
di Luca Scarabelli e Adriano Simonetti – Maggio 2020
(li hai 5 minuti?)
UN GROPPO IMPROVVISO
La regata è partita, tutta la flotta è in direzione della prima boa, le vele sono piene. Il cielo si fa velocemente plumbeo ed il vento aumenta, mentre le nubi si chiudono. Arriva una botta di vento, un groppo come si dice: le barche stendono le falchette in acqua, le vele si stracciano e qualcuno cade fuori bordo.
Il Comitato di Regata issa velocemente November su Intelligenza: segnale raro che vuol dire “tutte le regate, iniziate o da iniziare, sono differite: raggiungete il ridosso più vicino”.
È ciò che è successo alle nostra vite e alla nostra economia con Covid19: ci siamo dovuti ridossare, cercando di tenere a galla le barche e vivi gli equipaggi.
Ed ora che si fa? Rientriamo in porto abbandonando la regata perché il brutto tempo ci ha dato uno schiaffo? Certo le vele buone sono andate e la gente è impaurita ma mare e vento prima o poi caleranno: è sempre così, per quanto forte possa essere una tempesta. La cosa importante è che gli skipper infondano fiducia.
UNA AZIENDA E’ UNA BARCA
Ci piace questa metafora della barca a vela per raccontare una azienda: un armatore organizza attrezzature ed equipaggio per regatare in un mare con meteo variabile e contro altri armatori che, come lui, vogliono vincere.
Quello che fa la differenza, sia in barca che sul mercato, sono visione e pianificazione della rotta: se ci si muove a caso, sperando nel bel tempo e nella fortuna, si rischia di subire gli elementi esterni. Se questo succede è però importante reagire cambiando qualcosa nella nostra rotta.
LE LEZIONI SERVONO
Da alcune settimane sentiamo ripetere “nulla sarà più come prima” ma nessuno dice esattamente cosa e perché non sarà più come prima.
Dalla crisi Covid19 abbiamo imparato alcune cose. Un virus sconosciuto può mandare a pallino il Sistema Sanitario e costringerci a prestare attenzione a igiene e distanza personale. Poi, che alcune cose si possono fare in modo diverso: incontrarsi, per lavoro e affetti, guardandoci negli occhi ma a molti chilometri di distanza.
Inoltre l’ambiente, acqua, alberi, aria, che di solito diamo per scontati, migliorano quando noi esseri umani siamo meno invadenti. È pur vero però che quel nostro modo di vivere così invadente ci ha permesso di ottenere anche risultati positivi: ad esempio viviamo più a lungo grazie al benessere diffuso dalla nostra economia.
È emersa la rilevanza della ricerca scientifica, sia medica che tecnologica: le migliori soluzioni si possono trovare attraverso l’analisi di una grande mole di dati (big data) raccolti dai ricercatori. Questo per qualcuno di noi è stata una scoperta e già questo è positivo.
Ecco cosa non sarà più come prima: la nostra attenzione a cercare di prevenire gli eventi o almeno ad essere preparati alle incertezze. Grazie a queste lezioni è cambiata la nostra consapevolezza e da qui in poi dovremo organizzare la vita sociale ed economica tenendone conto.
RIORGANIZZIAMOCI
Chi fa tavoli in legno o automobili o abbigliamento o robotica o ristorazione o altro, ora farà i conti con queste consapevolezze per trasformarle in opportunità e rimettere in rotta la barca, perché la regata continua.
L’ambiente, innanzitutto, sarà al centro dei pensieri economici perché conservarlo in buona qualità permetterà ai sapiens bipedi (noi tutti) di poter vivere meglio: meno malattie, aria pulita, cibo sano. Limiteremo gli spostamenti per lavoro quindi inquineremo meno: sappiamo che si può fare e si rimane efficienti ugualmente.
Cercheremo nuove materie prime naturali, ottenibili in modo replicabile: meno anticrittogamici, meno dispendio di acqua. Punteremo su processi di produzione a risparmio energetico: meno immissioni nell’aria e più salute. Perché siamo consapevoli che, così facendo, avremo meno costi sanitari ed umani.
L’innovazione della proposta di valore farà andare più forte e sicura la barca/azienda. Quando le terapie intensive si sono riempite è stato sviluppato un sistema innovativo che permette di raddoppiare i respiratori. Ora c’è l’esigenza di limitare i contatti interpersonali nei luoghi pubblici, quindi si studiano sistemi per offrire servizi (ristoranti, bar, trasporti) nel rispetto delle nuove esigenze igieniche.
Ma aspettare l’emergenza per cercare nuove soluzioni, il nostro oceano blu, è costoso. Non aver investito su Terapie Intensive e sistemi di protezione per medici ed infermieri ha creato stress al Sistema Sanitario e favorito una maggior diffusione del Covid19.
E quindi, ad esempio, poiché il blocco del traffico per troppo CO2 crea problemi economici, meglio investire per tempo sulla mobilità sostenibile. O ancora: visto che l’aumento della popolazione mondiale urbanizzata riduce gli spazi abitativi, meglio studiare da subito mobili meno ingombranti. E così via.
La chiave sarà ascoltare il mercato ed i suoi bisogni anziché innamorarsi della propria soluzione. Se le amministrazioni governative occidentali avessero prestato più attenzione a quanto avveniva in Cina per il Covid19, avrebbero studiato gli scenari possibili e predisposto soluzioni con adeguato anticipo: informazione alla popolazione, contenimento degli eventi rischiosi (manifestazioni sportive, assembramenti, feste), tutela delle persone più deboli, investimenti sul Sistema Sanitario.
A posteriori può sembrare facile, ma in realtà è ciò che fa un manager professionista: analisi del mercato e degli scenari possibili, con metodo e numeri, per anticipare le tendenze nei bisogni e le evoluzioni nei contesti economici. Una barca ha bisogno di un armatore ma anche di uno skipper di professione per vincere.
Dati e procedure saranno bussola e rotta. Muoversi ad intuito (“a naso e a caso”) è risultato pericoloso: prima si pensava che Covid19 fosse una influenza e poi si è scoperto di aver perso tempo.
I Modelli d’Affari si baseranno su analisi di dati e verranno applicati secondo un piano da rivedere e adeguare in funzione delle condizioni esterne: un ristorante dovrà misurare frequenza di richieste e conto medio, ad esempio, come pure un produttore di macchine automatiche dovrà studiare le macro tendenze economiche.
Ricerca e Sviluppo di nuove soluzioni saranno essenziali: si dice che Steve Jobs, quando è mancato, abbia lasciato cassetti pieni di progetti futuribili. Questo dovrà diventare una costanza per ogni azienda, ciascuna in base alle proprie forze e magari mettendo in rete le conoscenze, perché condividere sarà una ricchezza diffusa, proprio come ci dicono oggi sui media: “insieme ce la faremo”.
L’EQUIPAGGIO FA LA DIFFERENZA
C’è una cosa che in tutto questo rimarrà come prima: l’importanza del capitale umano che però dovrà essere meglio preparato. La diffusione della tecnologia nei mezzi di comunicazione ha messo a disposizione di quasi tutti grandi quantità di informazioni, ma si ha la sensazione (o forse la prova) che molti se ne servano in modo superficiale e che, nel nostro Paese in particolare, si dia meno peso al ruolo della istruzione e della cultura.
Questo è un problema per le aziende perché una eccellente barca, con buone vele ed attrezzatura, non vince da sola: serve uno skipper che la conduca decidendo la rotta, ma anche un equipaggio preparato e competente. E l’investimento sulla cultura, anche tecnica, va fatto partendo dalla scuola e continuato ogni giorno in azienda.
La consapevolezza dell’importanza della cultura per l’impresa va mostrata facendo pressione sui politici (quando si fanno vivi per chiedere voto e contributi), affinché diano a Scuola e Università il ruolo centrale nella formazione. Ma poi deve proseguire in azienda investendo sulla formazione: Scuola ed Università indicano dove trovare le informazioni che servono (conoscenza), ma è l’azienda che deve insegnare quando andarle a cercare (competenza).
INDOSSIAMO IL GIUBBOTTO SALVAGENTE
Nel nord Europa indossano il giubbotto salvagente anche per spostare un gommone dentro ad una darsena: quando noi e le nostre mogli arriviamo in porto in Italia con il giubbotto, dopo una veleggiata, ci prendono in giro anche i clienti del bar.
Germania e Svezia, nel Covid19, hanno indossato i giubbotti (analisi degli scenari): le loro economie rallentano ma continuano a produrre e gli effetti sul Sistema Sanitario sono contenuti perché hanno investito sia sulla disponibilità delle TI (struttura), sia sull’informazione ai cittadini (cultura), sia sull’analisi dei dati (big data). Non si sono mai fermati ed oggi hanno risorse interne da investire per cercare cure di contenimento (ricerca e sviluppo).
Da Italiani avremmo preferito che tutti avessimo indossato i giubbotti salvagente sin dall’inizio.